Uno dei luoghi comuni più sbagliati della storia del cinema è che i film di animazione siano solo cose da bambini.
Ma molti ne sono convinti. Ad esempio la biondina che (per usare un eufemismo) non ama il genere e se gli propongo Pixar o Dreamworks storce il naso.
Forse fino a qualche decennio fa era così, ma con l'avvento dei lungometraggi d'animazione a grafica computerizzata, il salto di complessità dal punto di vista visuale ha accompagnato anche un'evoluzione delle tematiche sviluppate in ottica matura e articolata.
Ho già afforontato questo discorso nel post dedicato al mito attuale del bimbo: Saetta McQueen.
L'altra sera, stufo di vedere sempre lo stesso film di macchine che oramai sappiamo a memoria, ho proposto al bimbo di vedere il robottino Wall-e, e lui ha risposto entusiasta. Ci siamo seduti in cameretta alla scrivania davanti al computer portatile e ho fatto partire media player col bimbo seduto sulle mia gambe.
All'inizio ci sono immagini dello spazio, e lui ha cominciato a chiedere: ma Uollì quando arriva? Poi la scena si sposta sulla terra del futuro desolata e piena di rifiuti, e lui mi chiedeva: ma Uollì quando arriva? Poi il robottino effettivamente compare sullo schermo, ma tanto era allegra, briosa e divertente l'entrata in scena di Saetta McQueen, tanto è malinconica e triste l'apparizione di Wall-e:
Con tanto di immagine di altri robot rotti e "morti" a dare ancora di più l'idea di solitudine e abbandono.
E a questo punto il bimbo comincia a irrigidirsi e mi chiede con il labbro inferiore tremulo: ma perche Uollì e è triste? E io: perchè è da solo, ma adesso trova una sua amica ...
Ma la sua amica non ha fatto in tempo ad arrivare nella storia, perchè attorno al minuto 7 c'è questa scena:
E il bimbo è praticamente scoppiato in lacrime dicendo: papà, non voglio più vedere Uollì!!
... e per farlo tranquillizzare ho dovuto fargli vedere la gara di apertura di Cars.
Mi ricordavo che in effetti il film, soprattutto nella prima parte, era piuttosto malinconico e poetico, sia come atmosfere che come storia, ma non pensavo che il bimbo fosse tanto sensibile da farsi venire il magone.
Questo aneddoto dimostra due cose:
- che il bimbo (in particolare, ma penso tutti i bambini in generale) sono molto sensibili e che bastano musiche e immagini giuste per fargli cambiare umore;
- che è confermato (come ho detto in apertura) che i film di animazione non sono cose da bambini, ed alcuni più degli altri.
Ma molti ne sono convinti. Ad esempio la biondina che (per usare un eufemismo) non ama il genere e se gli propongo Pixar o Dreamworks storce il naso.
Forse fino a qualche decennio fa era così, ma con l'avvento dei lungometraggi d'animazione a grafica computerizzata, il salto di complessità dal punto di vista visuale ha accompagnato anche un'evoluzione delle tematiche sviluppate in ottica matura e articolata.
Ho già afforontato questo discorso nel post dedicato al mito attuale del bimbo: Saetta McQueen.
L'altra sera, stufo di vedere sempre lo stesso film di macchine che oramai sappiamo a memoria, ho proposto al bimbo di vedere il robottino Wall-e, e lui ha risposto entusiasta. Ci siamo seduti in cameretta alla scrivania davanti al computer portatile e ho fatto partire media player col bimbo seduto sulle mia gambe.
All'inizio ci sono immagini dello spazio, e lui ha cominciato a chiedere: ma Uollì quando arriva? Poi la scena si sposta sulla terra del futuro desolata e piena di rifiuti, e lui mi chiedeva: ma Uollì quando arriva? Poi il robottino effettivamente compare sullo schermo, ma tanto era allegra, briosa e divertente l'entrata in scena di Saetta McQueen, tanto è malinconica e triste l'apparizione di Wall-e:
Con tanto di immagine di altri robot rotti e "morti" a dare ancora di più l'idea di solitudine e abbandono.
E a questo punto il bimbo comincia a irrigidirsi e mi chiede con il labbro inferiore tremulo: ma perche Uollì e è triste? E io: perchè è da solo, ma adesso trova una sua amica ...
Ma la sua amica non ha fatto in tempo ad arrivare nella storia, perchè attorno al minuto 7 c'è questa scena:
E il bimbo è praticamente scoppiato in lacrime dicendo: papà, non voglio più vedere Uollì!!
... e per farlo tranquillizzare ho dovuto fargli vedere la gara di apertura di Cars.
Mi ricordavo che in effetti il film, soprattutto nella prima parte, era piuttosto malinconico e poetico, sia come atmosfere che come storia, ma non pensavo che il bimbo fosse tanto sensibile da farsi venire il magone.
Questo aneddoto dimostra due cose:
- che il bimbo (in particolare, ma penso tutti i bambini in generale) sono molto sensibili e che bastano musiche e immagini giuste per fargli cambiare umore;
- che è confermato (come ho detto in apertura) che i film di animazione non sono cose da bambini, ed alcuni più degli altri.
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