Sono passate quasi due settimane dalla gara, e per una brutta storia di sfighe collaterali che sfiancano la famiglia e rubano tempo libero e serenità (la mamma della biondina in questi giorni è di nuovo all'ospedale, e dovrà rimanerci per settimane) hai trovato il tempo di finire di scrivere solo adesso. Caro il mio 2017, vedi di andartene alla svelta fuori dai maglioni che hai rotto.
Fine dello sfogo, adesso si parla di corsa.
Questa è la cronaca di una scommessa vinta.
Quando hai deciso di tornare a correre i 42 km dopo quattro anni e mezzo dall'ultima volta, ti eri fatto l'idea che questo era l'anno buono per provare a te stesso che 3h46' era un tempo sì onorevole, ma che era ancora troppo alto rispetto ai tuoi limiti attuali. E quindi, dopo la tua esperienza con il triathlon, e soprattutto dopo i tuoi recenti tempi sulla mezza maratona di poco sopra ai 90 minuti, ti eri fatto l'idea di poterti permettere di correre attorno alle 3 ore e mezzo.
E con l'andare della preparazione questa idea (seppur minata dal lecito scetticismo del maratoneta amatore) era diventata per te quasi una certezza. Anzi, negli ultimi lunghi il tuo passo era anche migliore del tuo obbiettivo dei 5'al km.Ma comunque rimanevi umile, che c'era sempre il muro degli ultimi chilometri da scalare e qualche possibile imprevisto dell'ultim'ora che ti manteneva cauto.
C'era qualcuno però che cauto non era. Nello specifico l'ottimo Ironbatta andava sperticandosi in lodi alla tua preparazione e pronosticando un tempo sotto i 3h 25'. Un po' per scherzo, un po' perché ci speravi anche tu, hai scommesso con lui che gli avresti pagato una pizza se fossi riuscito a stare sotto il suo pronostico.
... eh, ha vinto lui ...
Presentiamo i fatti.
Come troppo spesso ultimamente ti sei messo in macchina da solo molto presto la mattina di domenica per essere presente al ritiro pettorali in tempo. Stavolta è andato tutto bene (non come l'altra volta). Accoglienza perfetta nel palazzetto in pieno centro a cento metri dalla partenza. Forse un po' troppo traffico nel palazzetto nei minuti concitati subito prima della partenza, ma meglio di così era difficile fare.
Il tempo di salutare qualche conoscente dei paesi vicini al tuo che si sono dati appuntamento a Reggio per l'ultima maratona della stagione e ti ritrovi sotto l'arco della partenza.
Dopo circa sei chilometri state già lasciando il centro abitato per la campagna emiliana e (percorrendo stradine di campagna molto caratteristiche e piacevoli, ma con un piccolo e costante dislivello positivo) cerchi di impostare il tuo passo attorno a 4'55".
Tutto gira bene, e attorno al 13° km raggiungi i palloncini dei pacers delle 3 ore e mezza. Superarli è abbastanza complicato, perchè sono un bel gruppone e, a causa delle stradine strette, per passarli devi correre giù dalla strada dove si può, e comunque è necessario una bella accellerazione (questo chilometro fatto in 4'31").
Alla mezza maratona ti mangi il primo gel e ritiri un po' il fiato, aiutato dalla bella atmosfera che c'è nelle frazioncine che attraversate (a Montecavolo percorri la piazza del paese tra due ali di sbandieratori).
L'altimetria comincia mediamente a scendere, ma ci sono alcuni saliscendi che ti rallentano e ti tengono in apprensione: non è che alla fine li paghi questi sforzi?
Sembra di no, e circa al km 37 entrate in città attraverso una passeggiata lungo il torrente Crostolo. La crisi non arriva, e cominci a fare un po' di conti sul tuo tempo finale. Pur ottenebrato dall'anossia del momento, riesci a calcolare che stai comodamente sotto l'obbiettivo delle 3 ore e mezzo. A questo punto, visto che le gambe stanno bene, butti il cuore oltre l'ostacolo e gli ultimi chilometri te li fai tirati alla morte e con la faccia cattiva (fino ad arrivare a 4'36" nel 42° km).
Alla fine scopri di aver fatto bene i conti (sei pur sempre ingegnere) e questa accellerazione che ti sei imposto ti permette di stare di soli 15 secondi sotto le 3h 25'
Parlando di sensazioni, sei più che soddisfatto.
Un crono stratosferico (stiamo parlando di 22' in meno rispetto al tuo precedente PB, e qui non è che si diventa più giovani), con lo stesso tempo preciso tra la prima e la seconda mezza. Non hai camminato praticamente mai, se non un breve rallentamento nei tre ristori che hai fatto. Sei arrivato stanco, ma non spossato, e stavi bene.
Ecco, questa è la cosa più bella: stavi bene e negli ultimi 100 metri sulla passerella prima dell'arrivo eri felice e stavi da Dio. Sensazioni indimenticabili.
L'hai già detto all'inizio e lo ripeti come nota superpositiva: organizzazione perfetta e simpaticissima. Da segnalare ad esempio il ristoro al 40° (che tu non hai potuto apprezzare per colpa della trance agonistica) dove sei passato sotto l'arco del trionfo scortato dagli angioletti tentatori:
Sei molto felice di come è andata: dopo anni di pausa hai affrontato ancora la regina delle distanze e l'hai onorata con la tua migliore prestazione possibile.
Grazie, maratona. Alla prossima.
P.S.: Batta, non è che mi sono dimenticato: dammi il tempo di tirare il fiato in questo periodo di melma, poi ci gustiamo questa meritata pizza (e un paio di birrette).
Fine dello sfogo, adesso si parla di corsa.
Questa è la cronaca di una scommessa vinta.
Quando hai deciso di tornare a correre i 42 km dopo quattro anni e mezzo dall'ultima volta, ti eri fatto l'idea che questo era l'anno buono per provare a te stesso che 3h46' era un tempo sì onorevole, ma che era ancora troppo alto rispetto ai tuoi limiti attuali. E quindi, dopo la tua esperienza con il triathlon, e soprattutto dopo i tuoi recenti tempi sulla mezza maratona di poco sopra ai 90 minuti, ti eri fatto l'idea di poterti permettere di correre attorno alle 3 ore e mezzo.
E con l'andare della preparazione questa idea (seppur minata dal lecito scetticismo del maratoneta amatore) era diventata per te quasi una certezza. Anzi, negli ultimi lunghi il tuo passo era anche migliore del tuo obbiettivo dei 5'al km.Ma comunque rimanevi umile, che c'era sempre il muro degli ultimi chilometri da scalare e qualche possibile imprevisto dell'ultim'ora che ti manteneva cauto.
C'era qualcuno però che cauto non era. Nello specifico l'ottimo Ironbatta andava sperticandosi in lodi alla tua preparazione e pronosticando un tempo sotto i 3h 25'. Un po' per scherzo, un po' perché ci speravi anche tu, hai scommesso con lui che gli avresti pagato una pizza se fossi riuscito a stare sotto il suo pronostico.
... eh, ha vinto lui ...
Presentiamo i fatti.
Come troppo spesso ultimamente ti sei messo in macchina da solo molto presto la mattina di domenica per essere presente al ritiro pettorali in tempo. Stavolta è andato tutto bene (non come l'altra volta). Accoglienza perfetta nel palazzetto in pieno centro a cento metri dalla partenza. Forse un po' troppo traffico nel palazzetto nei minuti concitati subito prima della partenza, ma meglio di così era difficile fare.
Il tempo di salutare qualche conoscente dei paesi vicini al tuo che si sono dati appuntamento a Reggio per l'ultima maratona della stagione e ti ritrovi sotto l'arco della partenza.
Dopo circa sei chilometri state già lasciando il centro abitato per la campagna emiliana e (percorrendo stradine di campagna molto caratteristiche e piacevoli, ma con un piccolo e costante dislivello positivo) cerchi di impostare il tuo passo attorno a 4'55".
Tutto gira bene, e attorno al 13° km raggiungi i palloncini dei pacers delle 3 ore e mezza. Superarli è abbastanza complicato, perchè sono un bel gruppone e, a causa delle stradine strette, per passarli devi correre giù dalla strada dove si può, e comunque è necessario una bella accellerazione (questo chilometro fatto in 4'31").
Alla mezza maratona ti mangi il primo gel e ritiri un po' il fiato, aiutato dalla bella atmosfera che c'è nelle frazioncine che attraversate (a Montecavolo percorri la piazza del paese tra due ali di sbandieratori).
L'altimetria comincia mediamente a scendere, ma ci sono alcuni saliscendi che ti rallentano e ti tengono in apprensione: non è che alla fine li paghi questi sforzi?
Sembra di no, e circa al km 37 entrate in città attraverso una passeggiata lungo il torrente Crostolo. La crisi non arriva, e cominci a fare un po' di conti sul tuo tempo finale. Pur ottenebrato dall'anossia del momento, riesci a calcolare che stai comodamente sotto l'obbiettivo delle 3 ore e mezzo. A questo punto, visto che le gambe stanno bene, butti il cuore oltre l'ostacolo e gli ultimi chilometri te li fai tirati alla morte e con la faccia cattiva (fino ad arrivare a 4'36" nel 42° km).
Parlando di sensazioni, sei più che soddisfatto.
Un crono stratosferico (stiamo parlando di 22' in meno rispetto al tuo precedente PB, e qui non è che si diventa più giovani), con lo stesso tempo preciso tra la prima e la seconda mezza. Non hai camminato praticamente mai, se non un breve rallentamento nei tre ristori che hai fatto. Sei arrivato stanco, ma non spossato, e stavi bene.
Ecco, questa è la cosa più bella: stavi bene e negli ultimi 100 metri sulla passerella prima dell'arrivo eri felice e stavi da Dio. Sensazioni indimenticabili.
L'hai già detto all'inizio e lo ripeti come nota superpositiva: organizzazione perfetta e simpaticissima. Da segnalare ad esempio il ristoro al 40° (che tu non hai potuto apprezzare per colpa della trance agonistica) dove sei passato sotto l'arco del trionfo scortato dagli angioletti tentatori:
Sei molto felice di come è andata: dopo anni di pausa hai affrontato ancora la regina delle distanze e l'hai onorata con la tua migliore prestazione possibile.
Grazie, maratona. Alla prossima.
P.S.: Batta, non è che mi sono dimenticato: dammi il tempo di tirare il fiato in questo periodo di melma, poi ci gustiamo questa meritata pizza (e un paio di birrette).
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