Partiamo col dire che quando corro da solo io ascolto il lettore mp3, mentre se corro in compagnia non ne sento il bisogno.
Quelli professionisti ti diranno che quando si allenano preferiscono sentire il rumore dei loro pensieri, o i segnali del proprio corpo.
A me i miei pensieri mi urlano cose brutte e il mio corpo, dopo qualche chilometro, mi bestemmia dietro, quindi preferisco ignorarli e farli stare zitti con della buona musica.
Si, ma quale musica?
Ho un i-pod nano seconda generazione da 4 GB a cui tante volte ho cambiato il contenuto e le playlist, ma attualmente ho caricato una serie di album sufficentemente disomogenei tra di loro in una scala da zero a caos assoluto.
C'è il revival glam rock di David Bowie (riscoperto di recente e subito amato).
C'è il potente ed evocativo blues di Eddie Vedder (il cinematografico OST Into the wild).
C'è la poesia rimica in metrica dell'ultimo Jovanotti (sia le cose lente che il rap tirato).
C'è l'epica dell'emo-rock dei 30 Seconds to Mars (mi sento un pischello, ma adoro un certo immaginario dark, figlio incestuoso di papà Cure e mamma Iron Maiden).
C'è il blues tecnico e istintivo di Ben Harper (surf + cultura hippy + slide guitar = musica per star bene).
C'è il rock tosco-brasialiano dei penultimi Negrita (album che mi ha fatto riavvicinare al gruppo dopo 11 anni dall'album d'esordio, di cui vidi il live per ben due volte).
C'è il brit-pop-rock ricercato e incisivo dei Coldplay (sarano anche un po fighetti, però che atmosfera).
Ci sono le mazzate sul coppino di certe cose dei Foo Fighter (The Pretender, il singolo rock del decennio).
Ci sono i pianoforti di Allevi ed Einaudi (musica classica in senso stretto).
C'è il metal del Black Album dei Metallica (musica classica in senso lato).
Nella musica da correre non cerco il bit.
Non mi interessano i bpm.
Che la scarica di adrenalina non è legata alla potenza in termini di decibel, ma al brivido che ti parte dalla base della nuca. Come il senso di ragno di Spiderman.
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