giovedì 20 giugno 2013

4° Granfondo e Mediofondo di Sant'Angelo Lodigiano - 16/06/2013

Tu eri presente alla prima edizione (siamo agli albori del blog), ma non ne hai troppo un bel ricordo.
Solo dal punto di vista sportivo intendi, perchè ti dichiaravi ciclista ma non lo eri affatto, e hai dovuto sbattere il muso contro il mondo delle granfondo per convincertene.
... oddio, non è che adesso sei diventato un professionista, ma almeno non hai fatto una brutta figura.

Siete iscritti (tu e la biondina) all'associazione ciclistica del vostro paese già da alcuni anni, ma è solo un pro-forma, perchè non avete mai avuto velleità agonistiche. Però stà cosa delle granfondo te l'hanno sempre venduta come una non-gara: massì, fai il passo che vuoi, non è importante la classifica, se vanno troppo forte, tu lasciali andare, dicevano.
E quindi nel 2010 avete provato a fare questa granfondo con risultati disastrosi: siete arrivati non preparati (non solo dal punto di vista atletico, ma proprio non sapevate cosa vi sarebbe toccato dal punto di vista tattico) e alla partenza esasperata che ha imposto il gruppo non avete saputo rispondere e vi siete trovati da soli a fare la vostra gitarella della domenica come tante altre, con la sola differenza del numero sulla bici.
Poi nel 2011 la data coincideva con il tuo esordio nella maratona.
Poi nel 2012 ti eri già iscritto ma quel giorno è venuto un acquazzone che lèvati e te sei andato con l'ombrello a vedere la partenza dei temerari.
Ma quest'anno scuse non ce n'erano e quindi presenti alla partenza!

La tua preparazione è stata abbastanza lacunosa: soli 700 km pedalati prima della gara in questo 2013, un po' perchè comunque ti alleni anche a piedi e a nuoto, e un po' perchè il tempo fino a qualche settimana fa ha fatto schifo. La biondina invece si è preparata molto bene, e i suoi km del 2013 hanno superato i 2.500. E poi lei aveva la motivazione aggiuntiva che c'era la possibilità di vincita della maglia di Campione Nazionale C.S.A.in di Mediofondo, visto che le donne iscritte erano poche.

Alla gara, al di là delle più rosee aspettative degli organizzatori, vi trovate in 900 divisi in griglie, e la preoccupazione comincia a salire perchè la biondina ha il numero 2 (da top runner) e si trova davanti in griglia, mentre tu sei nella seconda gabbia qualche metro più indietro. Sai già che alla partenza ci sarà da scombattere per ricompattare il gruppo. Parli di gruppo perchè stavolta avete fatto pretattica e vi siete accordati con altri ciclisti che dovranno fare pressappoco il tuo ritmo e si sono gentilmente offerti come gregari (di lusso) almeno fino al bivio tra la mediofondo e la granfondo.
E in effetti appena partiti e superate le prime due curve a gomito ti sei ritrovato ad arrancare ben oltre i quaranta all'ora ed è passato un paio di chilometri prima di raggiungere la biondina e gli altri.
E qui comincia la parte bruttissima: una ventina di chilometri in cui bisogna pedalare a velocità folli che non sono le tue, intruppato nel gruppone gomito a gomito con i professionisti che sfrecciano, su una strada piena di buche che non puoi evitare e che puoi solo affrontare con cattiveria e sperare che non si rompa niente.
Tantissima gente era ferma ai lati della strada per cambiare gomme esplose, a raddrizzare manubri che le buche hanno stortato e addirittura gente che si è fatta metà della gara con un raggio rotto della ruota anteriore. A voi è andata abbastanza bene, se si esclude il fatto che la strada sconnessa ti ha fatto perdere una borraccia termica e alla biondina il contachilometri (quello vecchio con il sensore, avesse perso il garmin GPS l'eco delle urla si sentirebbe ancora adesso).

E si arriva alle salite.
Qui, nonostante le menate pessimiste degli ultimi tempi, la biondina reagisce molto bene e tiene un passo più che decoroso che non ci fa perdere il contatto con la nostra locomotiva. Che però ad un certo punto ci deve lasciare, che loro hanno una cinquantina di kilometri e cinquecento metri di dislivello in più da pedalare.
Ma ormai nulla ci fa più paura e affrontiamo la seconda e più impegnativa salita con buon spirito e con belle sensazioni.

La seconda metà della gara è discesa di 15 km, uno strappo di 2,5 km con relativa discesa e gli ultimi 30 km di pianura. Per fortuna riuscite ad aggregarvi ad un gentilissimo gruppo del triathlon pavese (che tra l'altro hanno la divisa verde e nera come la vostra) che praticamente vi tira per tutto il tempo anche se avrebbero potuto mandarvi a quel paese. Ed erano pure simpatici! (non c'è niente da fare: i triatleti hanno una marcia in più ... anzi tre!)

Gli ultimi dieci chilometri sono stati un trionfo: in continua progressione e con l'arrivo a braccia alzate sotto l'arco. Tempo totale: 3h 31', media 29,3 km/h.
Oltre le vostre più rosee aspettative.

Ma non è bastato: la maglia di campionessa mediofondo la biondina non l'ha vinta ed è andata a una ragazza che ci ha impegnato quasi mezz'ora in meno. Ma è giusto così, non ha molto senso aggiudicare un titolo in una gara singola dove avrebbe potuto vincere una persona che partecipa per la prima volta, solo perchè c'è poca concorrenza!

Parte polemica: non hai mai avuto tanta paura di farti male in vita tua come in certi passaggi nel gruppone con la strada rotta. Non ti senti sicuro: hai paura di toccare dentro da un momento all'altro o di incappare in una buca e di trovarti con altri dieci ciclisti che ti passano sulla schiena. Ma questo pensi non sia colpa di nessuno ed è inevitabile, quindi devi fartela passare se in futuro vorrai partecipare ancora a gare di questo tipo.
Sull'organizzazione ci sarebbe qualcosina da discutere (tipo la mancanza di acqua ai ristori, la presenza di macchine in posti dove non dovevano esserci, l'orario di partenza troppo tardo, o la desolazione all'arrivo dopo che i primi hanno tagliato il traguardo) ma anche qui non avendo molta esperienza non sai se si tratta di mali endemici dello sport stesso, o se sono totalmente da imputare agli uomini che hanno organizzato la giornata.

Nota di colore: la biondina è riuscita a fare il tempo che ha fatto anche grazie ad un aiutino. Non so se si può considerare doping psicologico, ma ha corso con un regalo che il bimbo ci fa sempre quando andiamo a correre, o in bici, o a nuotare: il bracciale della potenza, che legato sul manubrio vi fa correre veloci come Francesco Bernoulli.
L'arma segreta!

PS: ancora un grazie sentito a Simona e Maurizio, che, oltre a farvi letteralmente da balia per la prima parte, vi hanno dato un ottimo esempio di spirito sportivo.

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