Oggi, bimbo mio, compi cinque anni.
E a cinque anni, ancora più che prima, vederti scoprire il mondo e fare quelle cose che sono normali per la tua età, è un gioco entusiasmante.
A cinque anni è normale fare le addizioni per rilassarsi.
Così alla sera nel lettone in mezzo al papà e alla mamma ti metti a contare sul naso le tue dita confondendo somme e sottrazioni e facendo un casino irresistibile.
Così uno dei pochi (se non l'unico) gioco che ami fare in casa, spesso anche da solo, è smontare e rimontare la tua formula uno, il tuo elicottero e il tuo monster truck.
A cinque anni è normale essere innamorati della tua mamma.
Così alla domanda chi è la ragazza più bella, ancora prima che io finisca la frase con la specifica dell'asilo, tu risponda senza esitazione la mia mamma.
A cinque anni è normale conoscere a memoria le scene dei tuoi cartoni animati preferiti.
Così come gioco entusiasmante mi tocca riprodurre lo scontro finale tra il guerriero dragone Po e Tai-Lung, dove mi deve sconfiggere a colpi di sedere e con possenti panzate.
A cinque anni è normale voler imitare i propri genitori, anche nello sport.
Così se ti chiedono che sport vuoi fare da grande, prima rispondi duathlon, poi correggi in triathlon, ma specificando che il triathlon che fai te è formato da nuoto, corsa, bici, monopattino, calcio e pallacanestro. E pure un po' di golf.
A cinque anni è normale voler scrivere.
Così hai imparato molto presto a scrivere il tuo nome (ti piace vincere facile: sono solo quattro lettere) e uno dei tuoi giochi preferiti è che io ti scrivo una cosa e tu la ricopi con la tua grafia incerta ed approssimativa. Ma tu sei un nativo digitale, e allora, più che la bella calligrafia, ti sto anche insegnando a copiare le parole non solo con la matita, ma anche con il word processor.
Tutte le età sono belle, e ogni momento passato con te è stato una gioia per lo spirito, ma questa è finora l'età migliore.
Quella in cui la tua personalità comincia ad emergere prepotente, e io e la tua mamma non possiamo far altro che stupirci di quel miracolo che è un bambino che cresce.
Il nostro bambino che diventa grande.
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