... quello di votare alle primarie.
Il titolo era solo una scusa per fare una battuta che ti girava in testa già da qualche giorno.
Il fatto è che per la prima volta in vita tua hai partecipato ad un momento squisitamente politico che non aveva il sapore dell'obbligo. Hai preso parte ad un momento di democrazia che va oltre alla semplice consultazione politica. E questa cosa, oltre a farti un po' strano, ti ha fatto sentire bene.
Al di là del risultato.
Sì, perché il risultato non è stato quello che avresti voluto.
Passo indietro per spiegare fatto ed antefatto.
In prospettiva delle elezioni politiche dell'anno prossimo, il PD decide (come in effetti ha già fatto altre volte di recente) di fare eleggere il candidato premier ai suoi elettori. Questa cosa in altri momenti ti avrebbe lasciato freddo e non saresti andato a votare, ma stavolta è stato diverso e i motivi erano due.
Il primo è che in un momento in cui tutti danno la colpa della crisi economica alla politica in quanto tale e non al cattivo governo, ti sembrava un segnale utile quello di non scappare dalla politica, ma cercare di usarla per cambiare le cose. In un momento come questo la soluzione non è e non deve essere quella dell'astensionismo, del boicottaggio o del voto di protesta populista (leggasi M5S), ma per contrasto quella dell'impegno politico serio e costruttivo. Per quanto ti riguarda il tuo impegno politico che prima era nullo, attualmente si declina nello sforzo di informarsi, cercare di capire e votare alle primarie. Forse è un po' poco, ma è già un inizio.
Il secondo motivo del tuo voto è che per una volta un candidato ti aveva convinto. Questo candidato era Renzi.
Non sei mai stato un estremista se non forse in gioventù, in cui ti piaceva atteggiarti da antagonista di sinistra, ma tutto il tuo antagonismo finiva subito dopo l'enunciazione del concetto. Non hai mai dato credito a quelle derive massimaliste che, indipententemente dalla parte da cui vengono proposte, ti promettono la soluzione dei problemi mediante una formuletta quasi magica (es: la secessione del nord, l'imposizione di politiche ecologiche estremiste, l'applicazione di un rigore talebano, ecc.). Per dirla semplice, sei convinto che la politica è l'arte di applicare la mediazione necessaria, senza facili proclami o stravolgimenti repentini.
E a te in Renzi pareva di scorgere in effetti quel giusto equilibrio tra sobrietà e rinnovamento. Quell'intelligenza politica che gli faceva dire cose piuttosto forti sotto il profilo dell'impatto sulla struttura partitica (come ad esempio promettere un limite di legislature a cui si può partecipare), ma senza farle diventare il solo punto del programma di governo, come se questo fatto da solo potesse risolvere i problemi del paese.
O almeno, questo è quello che tu hai percepito ed elaborato.
Invece alla fine ha vinto Bersani.
Va bene anche così, intendiamoci. La prossima primavera voterai lui. Perché sei sicuro che stavolta la sinistra qualcosa può averla imparata.
Quindi voterai non tappandoti il naso perché "è il meno peggio", ma con la speranza che sia meglio.
Il titolo era solo una scusa per fare una battuta che ti girava in testa già da qualche giorno.
Il fatto è che per la prima volta in vita tua hai partecipato ad un momento squisitamente politico che non aveva il sapore dell'obbligo. Hai preso parte ad un momento di democrazia che va oltre alla semplice consultazione politica. E questa cosa, oltre a farti un po' strano, ti ha fatto sentire bene.
Al di là del risultato.
Sì, perché il risultato non è stato quello che avresti voluto.
Passo indietro per spiegare fatto ed antefatto.
In prospettiva delle elezioni politiche dell'anno prossimo, il PD decide (come in effetti ha già fatto altre volte di recente) di fare eleggere il candidato premier ai suoi elettori. Questa cosa in altri momenti ti avrebbe lasciato freddo e non saresti andato a votare, ma stavolta è stato diverso e i motivi erano due.
Il primo è che in un momento in cui tutti danno la colpa della crisi economica alla politica in quanto tale e non al cattivo governo, ti sembrava un segnale utile quello di non scappare dalla politica, ma cercare di usarla per cambiare le cose. In un momento come questo la soluzione non è e non deve essere quella dell'astensionismo, del boicottaggio o del voto di protesta populista (leggasi M5S), ma per contrasto quella dell'impegno politico serio e costruttivo. Per quanto ti riguarda il tuo impegno politico che prima era nullo, attualmente si declina nello sforzo di informarsi, cercare di capire e votare alle primarie. Forse è un po' poco, ma è già un inizio.
Il secondo motivo del tuo voto è che per una volta un candidato ti aveva convinto. Questo candidato era Renzi.
Non sei mai stato un estremista se non forse in gioventù, in cui ti piaceva atteggiarti da antagonista di sinistra, ma tutto il tuo antagonismo finiva subito dopo l'enunciazione del concetto. Non hai mai dato credito a quelle derive massimaliste che, indipententemente dalla parte da cui vengono proposte, ti promettono la soluzione dei problemi mediante una formuletta quasi magica (es: la secessione del nord, l'imposizione di politiche ecologiche estremiste, l'applicazione di un rigore talebano, ecc.). Per dirla semplice, sei convinto che la politica è l'arte di applicare la mediazione necessaria, senza facili proclami o stravolgimenti repentini.
E a te in Renzi pareva di scorgere in effetti quel giusto equilibrio tra sobrietà e rinnovamento. Quell'intelligenza politica che gli faceva dire cose piuttosto forti sotto il profilo dell'impatto sulla struttura partitica (come ad esempio promettere un limite di legislature a cui si può partecipare), ma senza farle diventare il solo punto del programma di governo, come se questo fatto da solo potesse risolvere i problemi del paese.
O almeno, questo è quello che tu hai percepito ed elaborato.
Invece alla fine ha vinto Bersani.
Va bene anche così, intendiamoci. La prossima primavera voterai lui. Perché sei sicuro che stavolta la sinistra qualcosa può averla imparata.
Quindi voterai non tappandoti il naso perché "è il meno peggio", ma con la speranza che sia meglio.
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