martedì 3 settembre 2013

Amore per gli animali

Sottotitolo: come è possibile dichiararsi amante degli animali e nello stesso tempo essere carnivoro, amico della caccia e non contrario all'utilizzo di cavie da laboratorio.


Vivi in un piccolo paese della provincia sonnacchiosa, nel bel mezzo della pianura padana.
Prima vivevi in un paesino ancora più piccolo.
Anzi, in una piccola frazione del paesino piccolo.
Anzi, in una piccola cascina fuori dalla frazione al di fuori del paesino.
E questo fatto ti qualifica come un contadinotto grezzo. Oltre al fatto di averti fatto crescere in mezzo agli animali.

Da quando hai memoria, la tua vita è stata circondata da animali da compagnia. C'è stato una prima fase in cui la tua famiglia abitava in una piccola casa di cortile in affitto, ma dopo pochi anni ti sei trasferito stabilmente al campo, nella casa in cascina di fianco ai tuoi nonni. E allora come adesso quel posto è abitato, oltre che da cristiani, da mucche, capre, conigli, cani, gatti, tutti i tipi di uccelli da aia immaginabili, cavalli e maiali.
Forse per questo motivo ami profondamente gli animali e la natura.
Ma di un amore che alcuni potrebbero definire superficiale e distratto, ma che tu ami definire rispettoso.
... e questa va spiegata perché scritta così sembra una gran cavolata.

Al giorno d'oggi la cultura occidentale è intrisa di buonismo e politically correct in tutti i campi. Nel campo specifico, cioè quello del rapporto uomo-animale, il sentire comune dell'intellighenzia progressista vorrebbe l'uomo moderno animalista a tutto tondo: antivivisezionista, schierato apertamente contro la caccia e contro l'allevamento di animali da pelliccia, vegetariano.

Vivisezione
La vivisezione intesa come concetto non ti fa gridare allo scandalo: è uno dei mali che devi sopportare per poter avere tante cose belle e utili (anche indispensabili come alcune cure mediche). Certo, spesso si esagera, e si usano metodi troppo sbrigativi e invasivi per cose che non lo meriterebbero assolutamente, solo perché magari l'alternativa è troppo costosa. In quest'ottica è in effetti necessaria una normativa (mondiale) che indichi in quali campi l'utilizzo di cavie vive è eticamente sopportabile e in quali è vietato. Robetta da niente: immagini che ci siano delle pressioni economiche enormi in ballo, ma al di là della difficoltà oggettiva della cosa, pensi che questa sia la strada giusta.

Caccia
Sei figlio, nipote da parte di nonno, nipote da parte di zio, genero e amico di cacciatori. Questo ti porta dalla parte dei cattivi. Forse al giorno d'oggi non è corretto parlare di sport. Forse è esagerato parlare di arte. Però la caccia (sia quella che viene intesa dalle tue parti: fagiani e lepri, sia quella più "esotica": cinghiali e altri grossi mammiferi) è un pezzo di storia, di cultura e di tradizioni che non vorresti mai veder scomparire. Capisci la passione, il lavoro e la cura che ci mettono questi cacciatori, ma soprattutto apprezzi il lavoro e la dedizione atavica dei cani. Ci ha provato tuo padre, quando eri giovane, a portarti nei campi con il cane la mattina presto, ma non hai apprezzato molto e lui ha avuto il buon gusto di non insistere.

Allevamenti animali
Fino al 1980 circa al campo dai nonni c'era un allevamento di vacche da latte. Ora ci sono solo un paio di bovini da carne "uso personale". Ora c'è un maialino che è lì solo per compagnia, ma decenni addietro si macellava il maiale. Ora naturalmente il cavallo da lavoro non esiste più, e la cavallina Daisy passa la sua vita pacifica tra la stalla e il campo a brucare. Esistono e sono sempre esistite galline, conigli e capre, che vengono macellati sul posto da mio padre, mio zio e i miei nonni prima di loro (ma non facciamolo sapere all'USL). Hai assistito personalmente (anche se non hai mai preso parte attiva) alla macellazione di tutti questi animali, compresi bovini di due tonnellate in anni recenti e i maiali ai tempi di tua nonna. E di questi momenti in particolare hai ricordi vividi. Parli degli anni settanta/ottanta e il maiale lo si ammazzava direttamente in cortile, per sgozzamento, e se da una parte ti vengono in mente le grida della povera bestia, dall'altra ti ricordi un'aria quasi di festa dai tuoi nonni. Ricordi tutta la gente che veniva in cascina quel giorno, i macellai, gli amici, i vicini curiosi. Ricordi l'eccitazione di tua nonna e il risotto con la pasta di salame freschissima. Forse per questo potresti essere individuato come un retrogrado nostalgico: certo, quelli erano altri anni, era la generazione uscita dalla guerra che non aveva niente da mangiare, al giorno d'oggi non abbiamo più bisogno di uccidere per vivere! Vero in parte: non avete più bisogno di uccidere per sopravvivere, ma anche qui c'è un discorso di identità e di cultura. Ecco, forse dovresti darti una regolata e mangiare meno carne, ma più per un problema di salute che di etica animale.

Riassumendo, apprezzi e ti ispiri all'amore e al rispetto che potrebbe avere tuo padre o tuo nonno per gli animali. Quel rapporto di gratitudine e devozione che portava tuo nonno ad uccidere quella mucca che aveva visto crescere (e a cui si era affezionato) per mangiarsela, ma che gli faceva dire:
Prima mangia le bestie, quald lur ien apost, mangia i cristian.
Prima bisogna accudire e dar da mangiare agli animali, solo dopo che loro sono a posto, allora puoi riposare e mangiare a tua volta.

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