venerdì 6 dicembre 2013

Pazienti

Piccolo campionario di umanità varia che si può incontrare in sole trenta ore di permanenza ospedaliera.

Il ragazzo trentaduenne che smania dalla voglia di fumare, ma deve aspettare perchè non gli hanno ancora dato il permesso di scendere dal letto con le stampelle. Ricostruzione del legamento crociato. Si è fatto male qualche anno fa facendo taekwondo e alla fine ha trovato il tempo e il coraggio di affrontare quest'operazione piuttosto invasiva.
Simpatico e chiacchierone.

Il signore anziano (età stimata75/80 anni) che parla con un importante accento della provincia milanese, accompagnato dalla moglie che invece parla quello che dalle tua parti si definisce il "ciancianese" il dialetto lombardo di quelli che sono nati e vissuti in posti come puglia o calabria. Ha protesi ad entrambe le ginocchia ed è in ospedale già da qualche giorno, con la prospettiva di un operazione che gli risolva i dolori che prova da qualche mese a questa parte. Alla fine però i medici decidono che non gli faranno l'operazione, ti sembra di aver capito anche per colpa di un quadro clinico generale già di per se complicato. Se ne andrà a casa così come è arrivato, con le sue inflessioni in dialetto contadino e le flatulenze chiassose, entrambe fonti di risate per te e la biondina.

Il ragazzino down della camera di fronte alla tua. Età stimata una decina d'anni. Non sai niente di lui, che tipo di operazione ha fatto, quando, quanto tempo è stato in ospedale, ma merita comunque una citazione perchè mentre sua nonna si informava con l'infermiera sull'ora di dimissioni hai sentito che nel pomeriggio avevano il volo per Catania. Dalla Sicilia a Milano per curarsi, con tutto quello che comporta in tempo, soldi e speranza! E' ingiusto che debba succedere.

La signora novantenne con la figlia. Questa vince il premio speciale della critica. La signora ha subito, mentre eri ricoverato anche te, una operazione di cui non sai bene la natura, ma sarà stata sicuramente una cosa piuttosto impegnativa, visto che il tempo previsto in sala operatoria era di circa quattro ore. Ma lo spettacolo era la figlia. Ha passato tutto il martedì attaccata alla madre a recitare il rosario ad alta voce. E già solo questo basterebbe. Ma il culmine è il dialogo che riporti di seguito abbastanza fedelmente. Mercoledì mattina sei in sala d'aspetto del reparto ad attendere il foglio di dimissioni e la figlia sta aspettando mentre la madre è in sala operatoria. Chiede notizie di sua madre a chiunque abbia la sfortuna di indossare un camice e di passare di fronte alla stanza. E continua a sgranare il rosario, anche se stavolta sottovoce. Ma alla fine passa l'infermiere caposala:
- Mi scusi, lei sa come sta mia madre?
- Signora, come le ho già detto prima, io non posso sapere in diretta cosa succede in sala operatoria. E poi deve portare pazienza, perchè passeranno almeno altre tre/quattro ore prima che riportino sua madre in corsia.
- Ah, pensavo che lei fosse andato a parlarle.
- ... no signora, io non posso andare in sala operatoria ...
- E mi scusi, vorrei chiederle anche una cosa.
- Dica ...
- Io posso andare a bere un caffè intanto che operano mia madre?
- Signora, come le ho già detto passeranno alcune ore prima che possa rivedere sua madre. Ha tutto il tempo di bersi un caffè.
- No, no. Io non intendevo quello. Pensavo che, visto che la stanno operando, il caffè potrebbe farle male.
- ...
- Sì, perchè rende nervosi.
- ... mi scusi, penso di non aver capito bene quello che intende dirmi.
- Visto che stanno operando mia madre, se bevo un caffè questo potrebbe tenerla sveglia.
-  ... no, speravo di aver sbagliato, ma ho capito benissimo. Venga le offro io il caffè ...
- Oh, grazie. Ma forse è meglio decaffeinato ...

Nessun commento:

Posta un commento