Cercare di essere genitori quasi perfetti è difficile. Certe volte sei contento del feedback che ottieni da tuo figlio, altri giorni pensi di star sbagliando tutto. Ma l'unico opzione è andare avanti nella strada scelta e percorrerla tutta.
Nel frattempo continui a leggere il saggio che hai comprato nella speranza che ti possa aiutare. In effetti finora hai letto soltanto consigli e considerazioni condivisibili, e se non sei ancora riuscito a sfruttarle tutte è solo colpa tua.
Di seguito invece riporti altri estratti dal libro e i tuoi pensieri a riguardo.
La convinzione che nel trattare con i figli ci si possa riferire a una serie di regole è il maggior nemico di un sano atteggiamento di comprensione basato sull'empatia, che può nascere soltanto dalla riflessione sulle esperienze personali, diverse per ciascun genitore come diverse sono per ciascun bambino le proprie. Le regole sono nemiche della spontaneità e dei sentimenti positivi. Affidarsi alle regole finisce per estraniare genitore e figlio. Può esservi, e sovente vi è, una certa convenienza nell'avere delle regole, ma mai del piacere; e sicuramente non ne guadagna il legame affettivo tra genitori e figli. L'esistenza di regole, comunque siano nate, reifica e meccanicizza quello che dovrebbe essere il più personale, il più essenzialmente umano, il più spontaneo dei rapporti, un rapporto che ogni giorno potrebbe arrecare nuova gioia.
Maccome? Quando guardi SOS tata, uno dei momenti clou del loro lavoro è quando compaiono le "regole" da consegnare ai bambini e alla famiglia tutta. Sembra quasi che la parolina magica "regole" sia la soluzione da sola ai comportamenti sbagliati dei bambini!
L'inghippo forse è che l'autore del libro in questo caso si riferisce a regole più generiche di impostazione del rapporto genitori figli, e non le regole per la convivenza civile, tipo quante ore di videogiochi bisogna concedere al pupo.
Vista così hanno ragione sia tata Adriana che Bettelheim. E il padre è un po' più sollevato.
La sicurezza e l'atteggiamento del genitore. Un esempio è costituito dalla difficoltà che tutti i genitori in varia misura provano nel separarsi dal figlio quando questi incomincia ad andare alla scuola materna. L'angoscia da separazione è una delle angosce più fondamentali dell'essere umano; tutti, chi più chi meno, ne andiamo soggetti. La nostra esperienza del modo in cui da piccoli viene gestita da nostra madre questa paura determinerà in gran parte il modo in cui noi stessi, in seguito, affronteremo l'angoscia da separazione. I meccanismi per cui questo avviene e come l'ansia della madre sia ciò che causa o aggrava l'angoscia del figlio si possono facilmente osservare quando il bambino viene mandato per la prima volta alla scuola materna. Molti se non tutti i bambini provano una certa diffidenza di fronte alla situazione del tutto nuova per loro della scuola materna e mostrano all'inizio qualche difficoltà a separarsi dalla persona che li accompagna a scuola, di solito la madre. Ciò nonostante vediamo bambini che si abituano facilmente e altri che accettano la nuova situazione solo dopo molto tempo e con gravi difficoltà. Tutto dipende dai segnali che il bambino riceve dalla madre; se essi gli comunicano che la situazione è sicura e desiderabile, la accetterà ben presto e anzi trarrà piacere dalla nuova esperienza. Se, invece, l'iniziale difficoltà del bambino a lasciare la madre susciterà in lei delle reazioni che gli fanno intendere come anche lei sia preoccupata per quello che potrebbe accadere e sia riluttante a lasciarlo, allora naturalmente il suo iniziale turbamento ne sarà aggravato.
Prima di tutto un'osservazione generale. Il libro in questo punto ma praticamente quasi ovunque parla di genitore riferendosi alla madre. E questa scelta è spiegata in uno dei capitoli iniziali del libro, dove la si giustifica facendo riferimento al fatto che è la madre che generalmente ha più contatti con il bambino, per una serie di motivazioni che vanno da quelle più naturali legate alla maternità fino a quelle dettate da usi e costumi della nostra civiltà. E questo fatto la porta ad essere più coinvolta e più attenta nell'educazione del bambino.Tutto vero, tutto condivisibile. Ma molte cose stanno cambiando e tu, padre, sei qui che ti interroghi su come essere un genitore quasi perfetto.
Detto questo, hai compreso pienamente l'importanza del trasmettere serenità ed entusiasmo al bambino. Per alcuni può sembrare un'operazione difficile, perchè entra in gioco anche il carattere del genitore e una persona che nella vita è ansiosa e indecisa non può cambiare atteggiamento facilmente, foss'anche per il bene di suo figlio, ma lo sforzo deve essere fatto.
Pensi che la sicurezza personale di tuo figlio sia una cosa molto importante, che cerchi di stimolare appena puoi. Cerchi, senza forzare, di lasciargli fare tutto in autonomia, per poi essere presente ad aiutarlo quando non ce la fa, e a lodarlo quando riesce nel suo intento. A volte è più impegnativo (in termini di tempo e di pazienza) lasciargli fare da solo un'attività piuttosto che fargliela tu al posto suo, ma è necessario questo sforzo per accrescere la sua autostima e la sua sicurezza personale.
Nostro figlio dovrebbe poter essere in grado di fare nella sua vita quello che a lui sembra importante, desiderabile e degno di essere fatto; di creare con i suoi simili rapporti costruttivi, soddisfacenti, di reciproco arricchimento; e di sopportare le tensioni e le difficoltà che inevitabilmente la vita gli riserverà. Sotto questo punto di vista i genitori non rappresentano semplicemente i primi e più influenti maestri del figlio, sono coloro per mezzo dei quali egli si orienta nella vita; minuto per minuto egli li osserva e gli studia per capire cosa fanno e come lo fanno e con quali sentimenti, sentimenti manifesti, negati o persino rimossi. In tal modo i genitori gli indicano chi essere e come esserlo (e il "come" scaturisce sempre naturalmente dal "chi"). Sono questi i dati importanti per l'esistenza presente e futura del bambino, molto più importanti dell'acquisizione di conoscenze e abilità specifiche (certamente utili), alle quali sembrano invece attribuire tanta importanza i genitori.
Questo è, se fosse necessaria, la conferma di quello che avevo già scritto su queste pagine: più che i consigli servono i buoni esempi. Il genitore, più che un maestro, deve essere un esempio di vita.
... continua ... (forse) ...