mercoledì 30 gennaio 2019

La prima volta da solo: il campo scuola dell'oratorio

I giorni di ferie tra Natale e capodanno, il Luca li ha passati per la prima volta in vita sua senza i genitori, al campo scuola dell'oratorio in montagna.


Non era la prima volta che stava qualche giorno senza di voi: ci sono state le vacanze con il suo amico Ale e la sua famiglia, e ancora prima (quando era molto piccolo) i giorni al mare con i nonni.
Ma stavolta è stato proprio un altro campionato, con i chiari e gli scuri della nuova avventura.

Partiamo col dire che qualche mese fa, quando è partita l'idea di andare al campo scuola per la prima volta, lui era il più entusiasta dell'universo. Aveva già sentito i racconti dei suoi due amici che erano andati al capo estivo, e voleva fortissimamente imitarli. Aveva anzi convinto buona parte dei suoi compagni della squadra di calcio per fare un bel gruppone.
Addirittura si era sfiorato il caso diplomatico quando si era cominicato a parlare delle camere: io voglio stare con tizio, caio non lo voglio, ma sempronio mi ha detto che viene solo se sta in camera con me, e via di questo tono.
Poi è arrivato metà dicembre e le cose si sono fatte piano piano meno sicure. Diceva che era contento di andare, ma anche un po' preoccupato perchè voi non c'eravate.
Evabbè, ci stà, vi dicevate.
Conoscete bene il pollo e il suo carattere accidioso ed insicuro.

Ma quello che ha dato il colpo fatale alle sue sicurezze è stato che la notte di Natale l'ha passata tutto il tempo a vomitare.
Una bella influenza gastrointestinale che lo ha impegnato in sessioni sul cesso regolarmente ogni mezz'ora dalle 10 di sera alle 8 di mattina.
Quindi, oltre alle paturnie standard dell'andare in montagna da solo, probabilmente si è aggiunta la paura di stare male nuovamente. E quindi il 27 dicembre, alle sette di mattina, mentre tutti ridevano e scherzavano salendo sul pullman, lui è partito piagnucolando e dicendo che gli faceva male la pancia.

Te e la biondina vi ripetevate di restare tranquilli, che c'erano degli adulti al seguito: gente con esperienza nei confronti dei bambini (a cominciare da don Mario) che sa affrontare sia i malanni che la malinconia.
Ma quando vedi tuo figlio andarsene sul pullman mentre singhiozza, e sentirlo al telefono che ti dice che non gli piace tanto e che gli fa ancora male la pancia, non ti lascia tranquillo.

Fortunatamente hai sentito al telefono un paio di volte anche il don e il buon Giuseppe (uno degli adulti di cui sopra) e ti confermavano che, a parte quando telefonava a casa e si faceva venire il magone, il resto del tempo era sereno e giocava con gli altri bambini.
Hai anche qualche foto a dimostrazione.


Qualche altra nota di colore.
Per colpa di un entusiasmo e di una partecipazione superiore alle aspettative del don, si sono trovati praticamente in over-booking e hanno dovuto adattarsi alle dimensioni della struttura prenotata.
Uno dei risultati è stato che la camera del Luca, pensata per quattro ospiti, conteneva otto bambini, tra cui Luca, Ale e Paolo in tre nel lettone.
E questa situazione di simpatico caos.


Conseguenze di queste camere diversamente ordinate, sono state le divertentissime operazioni di apertura delle valige al ritorno, dove la maggioranza dei bambini si sono trovati calzini spaiati, mutande in più, accappatoi dei colori diversi rispetto alla partenza, e un sacco di roba in meno.
Tutti, meno il Luca, che a lui il disordine in camera dava fastidio, ed è tornato con tutto in ordine.

Alla fine però a sentir lui l'esperienza nel complesso si è dimostrata negativa.
Hai provato e stai provando a farlo ragionare, dicendogli che è stato sfortunato perchè non stava ancora molto bene, e che quest'estate sarà molto più divertente. Ma per ora dice che quest'estate non vuole andare al campo scuola.
Non dispero di fargli cambiare idea, e sono sicuro che un giorno mi ringrazierà.
Perchè queste esperienze sono tesori che da adulto ricorderà con gioia.


Parafrasando il poeta:
Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 10 anni.
Gesù, ma chi li ha?

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