mercoledì 4 dicembre 2013

Meniscectomia mediale selettiva

Rispetto all'ultimo post in cui riportavi la tua attesa, la novità è che c'è stato un altro rinvio.
Ti avevano detto di presentarti venerdì mattina 28 novembre ore 7 al blocco A, prima divisione, 5° piano con  gamba da operare e braccio opposto depilati. E digiuno dalla mezzanotte precedente, grazie.
E così uno si organizza. Soprattutto per il lavoro, anche perché questo è un periodo che definire complicato è fargli un complimento. Riunioni da calendarizzare, lavori da preparare e persone da incontrare.
Poi il giorno prima ti chiamano dall'ospedale a mezzogiorno e ti dicono che a causa di non meglio specificati "problemi alla sala operatoria" ti spostano per la seconda volta l'intervento. Martedì 3 dicembre, ma stavolta eri certo che sarebbe stata la volta buona, perché era l'ultimo giorno utile prima che le tue analisi di prericovero diventassero troppo vecchie e inservibili.

Sveglia a orario per te impossibile (che te di solito cominci il lavoro alle 8, e non ti svegli alle 5,30) e accompagnato dalla biondina ti presenti in orario perfetto. L'ospedale ricambia la tua puntualità mandandoti sotto i ferri (che ormai è solo un modo di dire, che i ferri non esistono neanche più, soppiantati da fibre ottiche, laser, ecografi e compagnia tecnologica) come primo della mattinata e alle 7,45 stai già varcando la porta della sala anestesia.
Prima però c'è da rimarcare una notevole figura da cioccolataio: l'infermiera ti consegna due camici bianchi e ti accompagna in una saletta invitandoti a spogliarti e prepararti. Ma la tua esperienza nel campo è pari a zero e quindi? Provi la carta dell'improvvisazione e ti presenti con un camice chiuso sul davanti e con le mutande. Naturalmente era l'intuizione sbagliata: via tutto, compreso l'intimo, e i due camici uno sopra l'altro incrociati.

Questa era l'altra possibilità!

Ora si entra nel vivo e, appena preparato l'accesso venoso, arriva l'anestesista: lo sciamano che con le sue droghe ti altera lo stato di coscienza. Prima ti rincoglionisce con una siringa in vena e poi fa la sua magia alla gamba sinistra utilizzando altre droghe da iniettare nell'inguine e delle scossette elettriche che ti fanno ballare muscoli della coscia che neanche pensavi di possedere.

Poi si passa alla sala operatoria vera e propria dove insieme al chirurgo, l'anestesista e altri tre medici, ci sono anche una colonia di pinguini ad aspettarti. Forse colpa del sistema di ventilazione forzata, forse colpa del tuo stato di coscienza alterato, hai cominciato a tremare sul lettino manco fossi stato tarantolato.
Quindi insieme alla preparazione classica del paziente, che comprende misuratori vari, flebo, telo per oscurare la vista dell'operazione, serve anche una coperta termica.

La gamba non è completamente addormentata e hai una sensibilità residua che ti permette di sentire entrambe le cannette entrarti nel ginocchio e godere del loro ravanamento tra le ossa. Fortunatamente sei distratto (il termine più corretto sarebbe ipnotizzato) dallo schermo dell'endoscopio che ti permette di vedere la pinzetta che taglia senza pietà delle cose che tu potresti definire come filamenti mollicci di materia biancastra, ma che avrà senza dubbio la dignità di un nome scientifico fichissimo e magari anche in latino.
Molliccio e biancastro
L'operazione alla fine è durata relativamente poco: circa un quarto d'ora, anche perché l'unica cosa che ha detto il chirurgo mente operava è stata: la situazione è migliore rispetto a quanto immaginavo.

Dopo essere stato una decina di minuti in osservazione con i parametri vitali monitorati in una saletta adiacente la sala operatoria (che viene chiamata "sala risveglio", ma a te ha fatto più l'effetto di una sala abbiocco), vieni riportato in reparto. La biondina ti accoglie con un bel bacio e quindi tutto è a posto.

Comincia il tedio e la noia dell'attesa in camera.
Non durerà tanto, questo la sai per certo,  perchè una delle cose che ti hanno detto e ripetuto tutte le volte è che sarebbe stato un intervento in day-hospital. Il caposala che ti ha ricevuto la mattina presto ha esordito dicendo: lo sa, vero, che questa sera andate a casa? E tu lo sai si. Hai portato con te solo lo stretto necessario per sopravvivere qualche ora e tornartene a casina.
E invece passano le ore e non si vede nessuno.
Arrivati alle cinque di sera cominci a fare domande a tutti, ma nessuno sa niente di dimissioni o simili, e alla fine decidi che hai aspettato anche troppo di avere notizie dalla solerte ma omertosa infermiera filippina e chiami al telefono direttamente il chirurgo che ti ha operato. Arriva in dieci minuti e, scusandosi, ti informa che l'operazione è andata bene, ma che le informazioni che ti erano state date erano errate, e rimarrai una notte in osservazione.
Il che non sarebbe stato neanche un problema. Se uno lo avesse saputo prima.
La biondina ha dovuto andare a casa da sola, pur conoscendo poco la zona, i mezzi pubblici di sera e gli svincoli dell'autostrada con il buio. E tu hai dovuto affrontare la notte senza avere niente per lavarti (e dio solo sa quanto avevi voglia di lavarti almeno i denti), niente di adeguato per vestirti e, banalmente, niente per far passare il tempo.

Passata una notte comunque tranquilla, alla mattina vengono a medicarti la ferita, verificano che non c'è nè gonfiore nè altre complicazioni, e alle dieci ti ritrovi già in strada con il tuo bel foglio di dimissioni.
Sicuramente avevano urgente bisogno di un letto, perchè a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca.
Nota di colore: per due settimane dovrai indossare il calzettone compressivo antitrombotico.
L'autoreggente sessy

Adesso ti trovi a casa bello tranquillo, con la gamba in alto e il ghiaccio sul ginocchio, di fianco a te le stampelle e per compagnia un bel po' di accidia di quella sana.
Per quanto riguarda il riposo, purtroppo non potrà essere per tanto tempo: per colpa di quella infausta congiuntura astrale che dicevi all'inizio non puoi permetterti di stare a casa dal lavoro tanto tempo. Anzi, durante la giornata che hai passato all'ospedale hai prosciugato le batterie del telefonino per colpa di alcuni problemi che esplodono sempre quando tu non ci sei.
E ti sei sentito un idiota oggi pomeriggio quando, dal tuo medico curante per farti dare i giorni di malattia, hai dovuto quasi litigare con lei per farti dare convalescenza fino all'otto di dicembre.
Lei voleva tenerti a casa fino all'otto di gennaio!

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