martedì 6 dicembre 2011

Pensioni e magoni

Questa è l'immagine della politica italiana oggi ...


... ed è un immagine che tutto sommato non mi dispiace.

Spieghiamo meglio.
Il governo Monti lunedì ha presentato l'ennesima "manovra fondamentale per evitare la bancarotta in Italia" (ma non era quella di quest'estate?) in cui una delle parti più pesanti ed odiose è la riforma delle pensioni. Pesante ed odiosa dal punto di vista sociale, ma assolutamente indispensabile e troppo spesso procrastinata.
Stamattina ho controllato sul Corriere della Sera e, a meno di sorprese, un lavoratore dipendente nato nel '74 e che ha cominciato a versare i contributi nel 2001 (io) andrà in pensione a 71 anni.
E' giusto? E' equo?
Forse si. Non mi garba, ma forse non c'è altro modo.

Che poi verso questo governo, benvoluto da (quasi) tutti e osannato all'estero, io ho sentimenti contrastanti.
Se da un lato un governo formato da tecnici, cioè persone competenti nel ramo in cui sono chiamati a prendere decisioni (che sembra una cosa banale, ma non lo è assolutamente) è una cosa buona e giusta, da un altro punto di vista è la sconfitta della democrazia.
Perché questo governo non l'abbiamo scelto noi, né come persone (cosa assolutamente auspicabile in un sistema elettorale giusto) né come composizione dei partiti (come si fa con il porcellum).
Questo governo ce l'ha imposto la crisi.
Oppure, se vogliamo dirla in un altra maniera, ce l'hanno imposto la Merkel, il Sarkozy e Standard & Poor's.

Al di la di questi ragionamenti mi sono chiesto: e se questa manovra l'avesse fatta il governo Berlusconi, sarebbe stata diversa?
Io penso di no. Le differenze, se ci fossero state, sarebbero state minime. Solo che Silvio ha pensato bene di "fare il passo indietro" nel momento per lui ideale: che l'amaro calice delle misure impopolari lo beva qualcun altro!
Forse sarebbe cambiato il modo di presentarlo: invece delle barzellette del presidente, abbiamo assistito allo sforzo serio e condivisibile di un gruppo di persone distinte che, nel momento in cui dovevano annunciare in dettaglio i sacrifici che ci aspettano, si sono dimostrati misurati e contegnosi.
Fino alla turbamento dovuto alla tensione e alla commozione del ministro del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero.
Ho apprezzato tantissimo questa cosa.
Era come se una mia vecchia zia mi stesse portando una brutta notizia, e nel farlo condividesse con me la delusione del momento. Perché comunque ci tiene a me, e pensa che un po' della mia delusione sia anche colpa sua.

Quindi, ritornando al vecchio governo ed al suo modo di fare politica: tenetevi pure le veline e gli arrivisti politici, io preferisco gente seria.
Tenetevi pure la Carfagna, io preferisco la Fornero.

... o forse no.

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