giovedì 1 settembre 2011

Sorella / zia / mamma

Mia sorella ha sette anni in meno di me.
Quindi è stata una bambina quando io ero in fase preadolescenziale, cioè in quella fase piena di menate e di lasciami stare in cui l'ultima cosa di cui si ha bisogno è una bimba petulante che viene a rubarti il tuo spazio vitale e con cui devi dividere quello che dovrebbe essere il tuo spazio privato: la cameretta.
E poi, diciamocelo, lei è sempre stata particolarmente rompiballe.
Questo per dire che non ci siamo annusati molto, anzi, negli ultimi anni prima che io me ne andassi di casa posso affermare che ci stavamo cordialmente sulle palle.

Poi uno esce di casa e, dopo qualche anno, con la giusta prospettiva delle cose (dove giusta = il più lontano possibile), comincia a capire meglio ed apprezzare una persona.
Chiariamo, ha sempre un carattere che si potrebbe tranquillamente definire dimmerda.
Testarda, con pochissimo tatto, tirchia e pesaaaaante.
Ma poi scopri che ha anche un gran cuore.
Ed arrivi fino a cercarla e a stimarla.
Non sono sicuro che lei abbia capito questo mio mutamento di sentimenti nei suoi confronti ... d'altronde, se escludiamo il mio rapporto con la biondina e con il bimbo, io dal punto di vista affettivo sono poco espansivo (in questo ci somigliamo molto): penso che si possono contare sulle dita di una mano le volte che ci siamo abbracciati o baciati.
L'ho già scritto da un'altra parte: siamo una famiglia di anaffettivi.

Ma il bimbo la adora.
La nominerà cento volte al giorno, se vede un telefono la prima cosa che fa è dire chiamo la zia e quando la vede ci gioca contento e ci fa delle grasse risate.

Bene, diamo una botta positiva al mio karma ed espletiamo fino in fondo questa formalità dicendolo chiaramente:
Ti voglio bene sorella ...
... e ti auguro che il figlio che stai aspettando sia parte della felicità che ti meriti.

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